Il Shochu, il distillato tradizionale e amato del Giappone, ha vissuto un'esplosione di popolarità, in particolare nel consumo di Shochu artigianale negli ultimi due decenni. Nel 2003, segnò un momento storico quando il suo consumo superò persino quello del Sake nel paese del Sol Levante.
La storia affascinante del Shochu affonda le radici nel XV secolo, con i primi distillati di riso che approdarono nel sud del Giappone. Mentre le teorie sulla sua introduzione variano, Kyushu, nell'isola meridionale del Giappone, è stata fondamentale nella sua consolidazione, ospitando oltre 300 delle 470 distillerie di Shochu nel paese.
Il Shochu ha anche giocato un ruolo significativo nella storia dei Samurai, diventando la bevanda preferita prima delle battaglie per infondere coraggio e dopo per disinfettare le ferite.
La produzione di Shochu si divide in due classi principali: l'artigianale, chiamato Honkaku Shochu, e l'industriale, noto come Korui Shochu. Mizu Shochu, prodotto dalla distilleria Munemasa Shozu di Arita, rappresenta un'eccellenza artigianale imbottigliata al 35%, rivelando appieno il carattere unico di questo distillato. La particolarità della produzione artigianale risiede nella distillazione singola in alambicco pot still e nell'uso di ingredienti vari, come orzo, riso, canna da zucchero, patata dolce e altri, incluso il lemongrass, il tè verde, i datteri, il daikon e lo shiso. Questa varietà di ingredienti contribuisce alla ricchezza e alla complessità del gusto del Shochu, che di solito viene commercializzato a un grado alcolico del 25%, tranne nel caso del Mizu Shochu che si distingue con il suo 35%.